Storia di un pilota: Dal funerale di Alitalia alla fuga dal Qatar

Novembre 14 17:57 2017

L’autobiografia di Ivan Anzellotti, pilota Alitalia, che si è ritrovato senza lavoro e ha iniziato una nuova avventura

Da quando per la prima volta misi piede in Qatar capii che l’avventura che stava per iniziare quella appena vissuta con la morte della compagnia aerea di bandiera italiana non potevano essere dimenticate”.

“Ho cominciato a fantasticare sulla possibilità di scrivere un diario o prendere qualche appunto per fissare i momenti più importanti […]Ho acceso il computer e ho iniziato a scrivere le prime pagine […]  Le prime righe sono venute giù d’istinto, seguendo l’ispirazione del momento. Non pensavo sarei giunto alla fine della storia e a poter tenere il libro tra le mani

Comincia così la storia di un pilota: Descrivendo la magia del volo, l’inizio della crisi di Alitalia del 2008, le successive proteste e gli sforzi di piloti, assistenti di volo e degli altri lavoratori di Alitalia. Coesi con un obbiettivo in comune: evitare la morte della compagnia. Dopo tutti questi momenti, l’autore si ritroverà a convivere con il dramma della disoccupazione: La fine di un capitolo della propria vita e l’inizio di uno nuovo. Da qui l’inizio di una nuova vita, in un piccolo Paese che si estende su un piccolo lembo di terra affacciato sul Golfo Persico : Il Qatar.

Proprio da Qatar Airways, compagnia qatariota pluripremiata che si definisce orgogliosamente “Five Star Company”, arriva la tanto attesa risposta alla mail di candidatura: “Il tuo curriculum è ok, sei invitato a Doha per una serie di test selettivi”. In queste poche righe, Ivan ripercorre gli stessi momenti provati anni prima quando ricevette la convocazione per l’Accademia della Guardia di Finanza, segnando l’inizio della carriera di Pilota Militare nelle Fiamme Gialle.

Dall’arrivo in Qatar in poi molte cose cambieranno a partire dall’addestramento su un nuovo aereo, la nuova cultura a cui doversi adattare e altre situazioni di vita apparentemente invidiabili da chi le guarda da fuori, ma che in realtà si rivelano essere una gabbia per chi le vive in prima persona. Arriva poi il momento della “fuga”, in cui ci si trova a far fronte a persone ed uffici che se ne inventano di ogni pur di rendere la vita difficile a chi a trovato un nuovo lavoro e vuole lasciare la compagnia. In mezzo ad un’aria di vendetta da parte dei datori di lavoro verso chi riesce a scappare per un nuovo inizio, in un altro Paese del mondo, in cerca di migliori condizioni.

Il libro d Ivan l’ho trovato particolarmente interessante ed estremamente coinvolgente ed è riuscito a  farmi appassionare alle vicende narrate. E’ un  libro che permette di riflettere su un tema che ad oggi ritorna attuale come la crisi di Alitalia e il tentativo del salvataggio della compagnia.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Ivan:

Ivan ai comandi dell’MD-80

Ivan Anzellotti, dopo il diploma presso l’istituto Aeronautico F. De Pinedo di Roma, entra nell’Accademia della Guardia di Finanza dove diviene pilota militare volando su velivolo P166DL3 fino al 2000, anno in cui termina la sua carriera militare ed entra in Alitalia. Dopo quasi nove anni di volo sull’MD80 a dicembre 2008 perde il lavoro ed è posto in cassa integrazione ma non si rassegna. Pochi mesi dopo inizia una nuova avventura in Qatar Airways che durerà tre anni e dove troverà l’ispirazione per scrivere il libro: “Storia di un pilota, dal funerale di Alitalia alla fuga dal Qatar“. È  tornato per due anni a lavorare in Europa, ma poi si è trasferito in Asia dove vive felicemente con la moglie conosciuta e sposata in gran segreto quando erano a Doha. 

Qual’è stato l’episodio più divertente nella tua carriera da pilota?

Ivan Anzellotti e il P166

 

L`episodio più divertente mi è capitato quando ero militare. Volavo con il P166 della Guardia di Finanza ed eravamo spesso schierati a Brindisi per svolgere dei voli di pattugliamento sul mare alla ricerca di navi contrabbandiere. Siccome i voli erano sempre lunghi, anche più di tre ore con un aereo senza bagno, prima di ogni partenza era nostra abitudine “alleggerirci” andando sul prato dietro la piazzola di parcheggio, comunque ben lontana dal terminal passeggeri. Un giorno, di ritorno da una di queste missioni, eravamo appena scesi dall`aereo che vediamo da lontano un pilota Alitalia avvicinarsi a passi veloci verso di noi dal suo Md80.  All`inizio non era chiaro cosa volesse, ma si capiva che l`aria non fosse amichevole. Quando poi ci ha raggiunti, ha cominciato a urlarci contro svelandoci il mistero di tanta arrabbiatura: è vero che il terminal era lontano dal nostro parcheggio, ma la via di rullaggio invece gli passava esattamente dietro e noi, concentrati sulla missione da iniziare, non ci siamo accorti che il suo Md80 era in rullaggio proprio mentre noi armeggiavamo con la fase di “alleggerimento”. Quando il pilota si è calmato, ci ha raccontato che i passeggeri seduti sulla fila di sinistra, vedendoci, hanno iniziato a ridere, contagiando quelli seduti a destra e poi anche gli assistenti di volo, continuando fino all`arrivo a Fiumicino. Poi casualmente il suo volo di ritorno a Brindisi si è sincronizzato con il nostro rientro dalla missione e quando ci ha visto non ha potuto resistere dal venirci a incontrare per un sonoro “cazziatone”, ma che alla fine ci ha visto tutti ridere a crepapelle pensando alla scena vissuta in quel volo.

Qual’è stato l’episodio in cui ti sei sentito più in pericolo?

Tenendo le dita incrociate, finora non ho mai avuto delle emergenze molto serie, ma un volo a Palermo lo ricordo sempre come fosse accaduto ieri. Ero in atterraggio per la pista 07, tutto si stava svolgendo nella norma, il tempo non era male e il vento leggero. Ero ormai quasi sulla pista, stavo iniziando la fase di richiamata per far toccare le ruote del carrello posteriore quando una raffica improvvisa ha iniziato a spingerci forte ruotando il muso dell`aereo verso le montagne. Mi sono ritrovato con l`aereo che stava galleggiando a un metro da terra senza volerne sapere di scendere e le montagne di fronte se avessi riattaccato, dando motore per riportarmi in aria. In una frazione di secondi ho valutato che la riattaccata sarebbe stata pericolosa, e che se volevo atterrare avrei dovuto farlo subito, prima che la pista rimanente non fosse più sufficiente per fermare l`aereo.  Quindi ho cercato in tutti i modi di raddrizzare il muso, ho spinto l`aereo a terra senza troppa grazia, ho aperto i reverse al massimo e pigiato forte i freni. Ci siamo comunque fermati ben prima del limite della pista e siamo arrivati al parcheggio con grosse gocce di sudore che scendevano dalla nostra fronte. Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto in uno strano silenzio, segno che anche in cabina si è avvertito che avevamo passato un momento di tensione inusuale. Arrivati in hotel mi sono poi incontrato di nuovo col comandante per commentare e riflettere, di fronte a una birra gelata, su quanto avevamo vissuto.

Quando e come nasce la tua passione per il volo?

La mia passione per il volo nasce da bambino, affascinato dai cartoni animati giapponesi. Sono sempre stato un grande seguace di Goldrake e ancora lo sono, e ammirando le sue gesta sognavo fin da piccolo di poter fare come lui: volare e salvare il mondo. Per questo ho voluto all`inizio intraprendere la carriera militare che mi ha dato grandi soddisfazioni per alcuni anni. Poi però sono rimasto deluso da un ambiente che non è come avevo sperato e l`ho lasciato, senza aver salvato il mondo, ma con diverse operazioni antidroga messe a segno.

Com’è stato il passaggio da un aereo convenzionale come l’MD 80 all’Airbus 320 che nel libro definisci “Un misterioso e pauroso computer volante” ?

Personalmente l`ho vissuto come un trauma. Non solo per il pilotaggio dell`aereo, ma per tutte le procedure relative alla fraseologia standard da usare e ai briefing da recitare ai quali non ero abituato. Il punto è che quando si vola insieme a equipaggi provenienti da tanti paesi diversi, ognuno con la loro lingua e cultura, diventa necessario standardizzare al massimo le procedure per evitare fraintendimenti. Il problema però è che oggi si stanno estremizzando questi concetti per cui mi ritrovo spesso a volare con colleghi che magari fanno dei briefing perfetti senza averlo nemmeno capito e alla fine non sanno neanche pilotare l`aeroplano.

Cosa suggeriresti a chi vorrebbe intraprendere la carriera di pilota?

Con l`avvento del “Pay to Fly” oggi è veramente difficile dare consigli. Vorrei dire le solite cose come impegnarsi tanto, studiare molto l`inglese da subito, confrontarsi con piloti esperti per avere suggerimenti, ma alla fine se non hai i tantissimi soldi richiesti per pagarti i corsi non vai da nessuna parte. Purtroppo da quando molte compagnie hanno trasformato l`addestramento in un business l`accesso al mondo dell`aviazione è diventato impossibile per tanti giovani senza i mezzi economici. E questo non è giusto e va anche contro la sicurezza, perché lascia fuori ragazzi con tanto potenziale ma che non possono permettersi i costi dei corsi. Finché non interverranno le istituzioni vietando questa pratica non vedo una soluzione.

Dopo l’esperienza in Qatar come e dove è continuata la tua vita da Pilota?

Con la partenza dal Qatar sono entrato in contatto con un mondo a me finora sconosciuto: i manager delle compagnie aeree. Gente senza scrupoli, pronta a mentire in faccia ai propri piloti pur di raggiungere gli obiettivi prefissati che gli permetteranno di ottenere un bonus milionario alla fine dell`anno. La sicurezza poi si garantisce solo a parole, per farsi bravi di fronte alla stampa, ma in realtà interessa a pochi. In caso di incidente si fa presto a trovare una scusa incolpando il tempo meteorologico o direttamente i piloti se hanno avuto la peggio. Lasciato il Qatar ho lavorato per un anno e mezzo presso una nota low cost europea, basato a Lisbona dalla quale appunto noi piloti, ingannati prima e bistrattati dopo, siamo stati costretti ad andare via in massa. Mi sono quindi trasferito a Taiwan dove ho trovato un ambiente di lavoro molto professionale sebbene le differenze culturali richiedano uno spirito d`adattamento notevole. Anche qui purtroppo chi mi ha messo in difficoltà è stato qualche manager poco intelligente. Al colloquio di lavoro mi avevano promesso l`A330, che con i suoi voli non troppo lunghi mi avrebbe permesso di stare a Taipei per più tempo, visto che mi sarei trasferito con mia moglie. Invece mi hanno assegnato al B747, una esperienza incredibile ovviamente, ma che col cargo mi teneva settimane intere lontano da mia moglie. Costretto a muovermi di nuovo, l`unico lavoro che ho trovato per tornare a volare col 320 con soste corte è stato a Hong Kong. Qui ho avuto i due anni più imbarazzanti della mia vita lavorativa, con manager che da una parte promettono continuamente ai primi ufficiali il corso comando ma che poi hanno assunto decine e decine di comandanti già fatti da altre compagnie di dubbia qualità.  Di nuovo tanti piloti stanno lasciando la compagnia e io inizierò la mia prossima avventura a fine mese, sperando che questa volta sia la definitiva.   

Quando è stato il tuo primo volo?

Il mio primo volo è avvenuto il 2 novembre del 1991 con un Grob115, sotto la guida del Com Giovanni del Gais, che da subito mi ha insegnato i principi fondamentali per poter stare in aria con sicurezza, principi che ancora porto con me ogni volta che sono in aereo. Un volo breve, di pochi minuti perché la visibilità non era buona e mancavano i riferimenti visivi per poter fare addestramento basico a un novello pilotino come me, ma emozionante. Ho capito che stavo facendo la cosa giusta e che volare era esattamente quello che avrei voluto fare da grande, ma fu chiaro anche che la strada non sarebbe stata facile e che avrebbe comportato sacrifici e ore di studio. Mai come oggi posso dire che gli esami, in questa professione, non finiscono mai. Ma neanche le soddisfazioni.

 

Qui potete trovare la pagina Facebook del libro 

Da oggi “Storia di un pilota. Dal funerale di Alitalia alla fuga dal Qatar” è disponibile anche in formato audiolibro

https://www.audiobooks.com/audiobook/storia-di-un-pilota-dal-funerale-di-alitalia-alla-fuga-dal-qatar/309410#

Scheda bibliografica

Titolo: Storia di un pilota. Dal funerale di Alitalia alla fuga dal Qatar
Autore: Ivan Anzellotti
Editore: Phasar Edizioni

Genere: Autobiografia
ISBN: 978-88-6358-275-8

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Michele Cangemi
Michele Cangemi

Studente al quarto anno presso l’istituto tecnico aeronautico Maxwell di Milano. Appassionato di volo, di vela, fotografia e di computer. Fondatore del portale di informazione e cultura aeronautica "Tuttosulvolo.it"

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