Passione volo: Riccardo Niccoli si racconta

Ottobre 13 14:24 2017

Abbiamo conosciuto Riccardo Niccoli grazie alle sue numerose pubblicazioni e  in particolare all’annuario “Coccarde Tricolori” che si occupa non solo del settore aereo delle Forze Armate e dei Corpi dello Stato italiano, ma anche dei settori terrestre e navale e dell’industria collegata.

Riccardo è uno dei più noti e apprezzati giornalisti e fotografi specializzati in aviazione.

Come giornalista e fotografo ha infatti effettuato centinaia di ore di volo su decine di aerei ed elicotteri di vari modelli, da combattimento e da trasporto, per prove di voli ed effettuazione di riprese fotografiche.  Tra questi Lockeed TF-104G Starfighter, McDonell-Douglas/boeing F-15B Eagle, Lockeed-Martin F-16 Falcon.

Le foto che vedete in galleria provengono dal suo ricco archivio fotografico

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Ci ha raccontato dove e come è nata la sua passione per il volo e alcuni eventi memorabili di cui è stato testimone.

Quando inizia e come la sua passione per il volo?
Come molti della mia generazione, la passione per gli aerei e per il volo è cominciata molto presto, con la costruzione di modelli di aerei in plastica. All’epoca non c’erano certo videogiochi o altre amenità per ragazzi, e gli argomenti bellici non erano ancora un tabù da nascondere ai più piccoli. Al cinema si vedevano film di guerra in cui gli aerei erano protagonisti, il “Corriere dei Piccoli” pubblicava storia di guerra a fumetti, ed era ovvio poi che si cercasse di ricreare i mezzi che più affascinavano per poterci giocare.

Il primo contatto con gli aerei veri lo devo però a un incontro quasi casuale, con un pilota del 21° Gruppo di Cameri, che mi fece visitare il suo reparto e sedermi nell’abitacolo di un F-104S, il mito di tutti noi allora. Quello mi face davvero scattare una molla, era il 1979.

La sua biografia:

Sono nato a Firenze nel 1961, ma da quando ero ragazzo abito a Novara. Dopo il Liceo Scientifico, non potendo entrare in Accademia Aeronautica a causa di una leggera miopia, ho deciso di partire per il servizio di leva, che mi ha visto volontario per un Corso Allievi Ufficiali di Complemento dell’Esercito. Ho fatto poi domanda per la specialità paracadutisti, e sono quindi stato assegnato come sottotenente al 185° Gruppo Artiglieria Paracadutisti della Brigata “Folgore”. Una volta congedato, mi sono laureato in Scienze Politiche, e ho iniziato a lavorare come addetto stampa e giornalista. In effetti, proprio per poter seguire la mia passione aeronautica, sin dai tempi dell’università ho iniziato, assieme ad altri due amici, a visitare manifestazioni aeree, esercitazioni e reparti aerei in Italia e in Europa, come fotografo e giornalista. All’inizio era un hobby, che mi permetteva anche di pagarmi “il vizio” del volo in aero club. Poi negli anni si è trasformato in un lavoro a tempo pieno.


Quando e quali i brevetti di volo ottenuti?

Ho iniziato a volare nel 1982 presso l’aero club Vergiate, allora c’erano i brevetti di primo e secondo grado. Prima con il Cessna 150, e poi con i SIAI S.205 18R e 20R, macchine queste ultime non proprio esaltanti, ma che avendo l’elica a passo variabile e il carrello retrattile mi hanno preparato per velivoli più impegnativi. In effetti il mio sogno era l’SF.260, di cui avevamo un esemplare, riservato alla scuola acrobatica e ai piloti più esperti. Dopo qualche anno, riuscii anch’io a fare il passaggio sul “duesessanta”, per noi pilotini di aero club era come volare su un jet…


La rivista “coccarde tricolori”: qual’è l’intervista più sensazionale che è riuscito a fare? A chi e quando? Il reportage più difficile da realizzare qual’è stato? Perchè?

Le interviste sensazionali non appartengono molto al campo del volo o degli argomenti militari. Diciamo che ci sono interviste inaspettate, o magari che si riesce a fare per primi. Potrei dire che quella che più mi ha soddisfatto è stata fatta nel 2016, al primo pilota italiano di F-35, il Magg. Gianmarco Di Loreto, Chief Project Pilot del programma F-35 per l’Italia. Com’è noto, il governo italiano non vuole che si parli del programma F-35, quindi la possibilità di poter intervistare per primo il primo pilota, quello che poi aveva fatto la prima trasvolata atlantica in assoluto, portando il velivolo dalla base di Cameri sino a quella sperimentale di Patuxent River, nel Maryland, mi ha sorpreso e mi ha fatto molto piacere.

Il reportage più difficile? Forse quello che feci nel 2000, visitando una base aerea israeliana. All’epoca le forze armate d’Israele erano ancora parecchio “chiuse”, e per un giornalista straniero si trattava davvero di un’autorizzazione speciale.

Il volo che non dimenticherò mai:

Bè, dovrei dire forse il primo decollo solista, con un Cessna 150. Però credo che, sino a oggi, il volo più indimenticabile sia stato il mio primo su un jet militare, anche perché era un caccia, e che caccia: l’ F-104 Starfighter. Per allora (era il 1985), e per un italiano era veramente il massimo, toccai letteralmente il cielo con un dito!


 

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Cristina Pagetti
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