Le “streghe della notte”: la storia sconosciuta delle pilota sovietiche della seconda guerra mondiale

Novembre 06 22:36 2020

“Streghe della Notte” è il soprannome col quale vennero definite le donne pilota dell’unione sovietica che, durante la  seconda guerra mondiale, si occupavano del bombardamento leggero notturno.

 

Il contesto storico

In seguito all’operazione Barbarossa, iniziata nel Giugno 1941 e che aveva come obiettivo quello di annientare l’operatività aerea dell’aeronautica sovietica, i tedeschi riuscirono ad abbattere e fare prigionieri centinaia di aerei russi e i carri armati tedeschi procedono verso Mosca che dista solo 300 km. La disfatta dell’Unione Sovietica sembra imminente. Ad Ottobre dello stesso anno le truppe di Hitler sono a soli 20 km dalla capitale russa ed è in questa situazione che una donna sale le scale del Cremlino per incontrare Stalin per offrire la sua collaborazione. Non è una donna qualunque: è stata la protagonista dell’aviazione femminile il suo nome Marina Rascova, l’aviatrice più famosa tra gli anni 30 e 40.  Stalin è dubbioso ma alla fine decide di approvare il progetto: L’8 Ottobre 1941 viene emanato l’ordine per creare tre unità di aviatrici femminili. A partire dai primi di Dicembre 3 reggimenti dell’aeronautica composti da sole donne : erano nate le “Streghe della notte”. Le donne accorsero da tutta l’Unione Sovietica per prendere parte alla guerra, la guerra patriottica come veniva chiamata da Mosca.

Marina Rascova (fonte Wikipedia)

 

L’addestramento

“Dove volete che vadano queste ragazze? Cosa possono fare” Erano i commenti più gentili che l’altra metà del cielo faceva. La risposta di queste ragazze fu straordinaria. Un duro addestramento di 14 ore al giorno e soli sei mesi per imparare a volare, codici e  tecniche di combattimento, il tiro e la navigazione, conoscere le armi e le mitragliatrici. Nel giugno del 1942 le “ragazze volanti” iniziano la loro missione  e grazie al loro impegno le donne guadagnarono un ruolo diverso all’interno dell’armata rossa. L’aereo utilizzato non aveva strumentazione e nemmeno una radio e un paracadute, un mezzo angusto.

Le Streghe della Notte svolsero 23.000 missioni in tre anni, colpendo duramente ponti, nodi ferroviari, stazioni, depositi di munizioni, concentrazioni di soldati, aeroporti nemici. Trentadue aviatrici morirono, spesso bruciate vive sui loro aerei, visto che volarono senza paracadute fino alla fine del 1944. Ventitré di loro vennero nominate Eroi dell’Unione Sovietica, due Eroine della Federazione Russa e una, Katya Dospanova, del Kazakhistan.

 

L’aereo utilizzato

È anche la storia di un biplano di legno e tela, il Polikarpov U-2 (Po-2), monomotore biposto a doppio comando, progettato alla fine degli anni Venti del secolo scorso da Nikolai N. Polikarpov per addestramento, ricognizione e collegamento.

I tedeschi lo chiamavano  “aereo da granturco”, perché prima della guerra era impiegato per spargere prodotti chimici in agricoltura. Nella sua spartana semplicità, era estremamente affidabile (volava in condizioni avverse, quando altri velivoli – tecnologicamente più avanzati – non riuscivano a mettersi in moto).

 

Le  missioni

L’aereo fu utilizzato come bombardiere leggero soprattutto per missioni notturne. Grazie alla sua leggerezza e maneggevolezza poteva volare a bassa quota e tra i palazzi dei centri abitati. I tedeschi erano convinti che dal bombardiere si potesse guardare attraverso i vetri delle finestre, per vedere se ci fossero cecchini nelle case.

Le notti russe erano rigide e le carlinghe scoperte ma, senza alcun timore, le donne-pilota decollavano e “picchiavano duro”. Molte avevano meno di vent’anni.

Mentre i loro compagni maschi di giorno bombardavano le posizioni tedesche sul fronte russo, queste donne piloti volavano sempre di notte, senza radar o radio, orientandosi con una bussola e un orologio.
Per evitare il rilevamento nemico solevano volare molto basse e, spento il motore, planavano sui loro obiettivi lasciando cadere le loro bombe, per poi accendere nuovamente il motore e fuggire a tutto gas.
Preferivano non utilizzare il paracadute per trasportare più bombe, anche perché, se fossero state scoperte o abbattute, volando così basse, il paracadute sarebbe stato inutile, e generalmente si caricavano di piccole bombe incendiarie, solitamente da lanciare a mano.

Nell’estate del 1942, nessuno poteva immaginare che – a contrastare l’invasione nemica – vi fossero studentesse e operaie, patite del volo. In principio, i piloti della Luftwaffe non se ne resero conto. Quando lo scoprirono le “bollarono” come “Streghe della notte”  o “Streghe volanti”. Fu un asso dell’aviazione tedesca, in servizio sul fronte del Caucaso, a ricordare che quelle utilizzate erano espressioni di rispetto per queste coraggiose donne. Una donna su tre del reggimento di bombardamento notturno morì in combattimento.

 

Bibliografia

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Cristina Pagetti
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