La vicenda dell’Apollo 13, un fallimento trasformato in successo

Aprile 17 19:19 2020

Meglio conosciuta per la famosa citazione  “Houston, we have a problem” questa vicenda ci insegna che da un fallimento può scaturire un grande successo

Il lancio dell'Apollo 13 grazie al razzo Saturn V

Il lancio dell’Apollo 13 grazie al razzo Saturn V

Dopo i successi della missione Apollo 11 che portò i primi astronauti sulla luna seguirono altre missioni,  l’Apollo 12 e l’Apollo 13, il cui scopo era quello di testare lo schianto del razzo propulsore Saturn V sulla superficie lunare.

L’equipaggio composto dal comandante Jim Lovell, il pilota del modulo di comando e servizio Jack Swigert ed il pilota del modulo lunare Fred Haise, decollò l’11 Aprile 1970 dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, in Florida. Il decollo dell’Apollo 13 proseguì  nonostante un problema al secondo motore che non richiese variazioni di rotta.

Uno dei primi obiettivi della missione fu quello di far schiantare il terzo stadio del razzo propulsore Saturn V sulla superficie lunare per studiare gli effetti del crash sulla superficie. La manovra riuscì senza problemi e 3 giorni dopo una parte del razzo,  lo stadio, si schiantò a 9000 km/h  sulla superficie della luna provocando un terremoto che durò per oltre tre giorni. Il terremoto  venne registrato grazie ai  sismografi lasciati dall’equipaggio della precedente missione Apollo 12.

A 55 ore dal lancio il secondo dei quattro serbatoi di ossigeno del modulo di comando esplose in seguito alla richiesta dal centro di controllo di miscelare l’ossigeno tra i diversi serbatoi per evitarne la stratificazione; questo inconveniente si verificò a causa di un cortocircuito del sistema del miscelatore. L’esplosione di verificò nell’ambiente del serbatoio ricco di ossigeno e fece incendiare il materiale utilizzato per l’isolamento del cavo con un conseguente aumento della pressione nel modulo oltre il valore massimo.

Inizialmente la causa venne attribuita allo schianto di un meteorite, ed è proprio qui che l’equipaggio comunico a Terra “Okay, Houston, we’ve had a problem here” e non come viene erroneamente ricordato “Houston we have a problem”.

Venne subito deciso di interrompere la missione e di impostare una traiettoria che facesse uscire la navicella dall’orbita lunare. Considerato il pericolo l’equipaggio decise di spostarsi nel modulo lunare, ovvero quello utilizzato per scendere sulla superficie della luna, che in realtà era stato progettato per accogliere solo due astronauti per un tempo previsto di due giorni. Gli astronauti costruirono un adattatore per poter utilizzare i filtri di anidride carbonica di ricambio e rendere operativo il modulo lunare per il rientro sulla Terra.

Il rientro continuò senza inconvenienti nonostante l’indisponibilità di alcune strumentazioni. In questa fase mentre la navicella sorvolava la faccia nascosta della Luna stabilì il record, ad oggi imbattuto, di distanza di una navicella con equipaggio dalla Terra di 400.171 km. L’ammaraggio avvenne nell’Oceano Pacifico a Sud-Est delle Samoa Americane. Recuperati salvi dalla portaerei USS Iwo Jima, l’equipaggio venne accolto con particolare entusiasmo in quanto la missione, dal momento dell’incidente, venne seguita da tante televisioni in giro per il mondo.

Le cause del malfunzionamento

L’ammaraggio nell’Oceano Pacifico

Venne subito istituita una commissione di inchiesta per appurare l’origine del malfunzionamento e si scoprì che il guasto era stato causato da un danno al tubo di drenaggio del secondo serbatoio di ossigeno, che non riuscì a svuotarsi a causa di un piccolo urto subito due anni prima, durante un lavoro di manutenzione, che all’apparenza era sembrato risolto . Venne creata quindi una procedura secondaria da utilizzare in caso di necessità di alimentare i sistemi di bordo direttamente dalla rampa di lancio. A causa della differenza di tensione fornita dalle celle di bordo (28 volt) e  dalla rampa di lancio (65 volt) si scoprì che non vennero adeguati i termostati che si bruciarono per la sovratensione data dalla fonte di elettricità della rampa. L’aumento di temperatura provocò la bruciatura del rivestimento dei cavi elettrici che, una volta accesi, in orbita causarono scintille nel mescolatore dell’ossigeno.

L’incidente dell’Apollo 13  dimostra la capacità del programma spaziale della NASA di affrontare una situazione imprevedibile con determinazione ed efficacia portando in salvo l’equipaggio.

Sulla vicenda dell’Apollo 13 venne prodotto un film ,”Apollo 13″, che narra le vicende vissute dall’equipaggio della missione spaziale. Una curiosità: l’astronauta Jim Lowell compare nel film come capitano della nave di recupero USS Iwo Jima.

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Michele Cangemi
Michele Cangemi

Studente al quarto anno presso l’istituto tecnico aeronautico Maxwell di Milano. Appassionato di volo, di vela, fotografia e di computer. Fondatore del portale di informazione e cultura aeronautica "Tuttosulvolo.it"

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