Che cos’è l’ELT (Emergency locator transmitter)
Gli Emergency Locator Transmitter, definiti con l’acronimo “ELT”, sono uno degli apparati di sicurezza presenti a bordo.
L’ELT, consente di trasmettere manualmente o automaticamente un segnale radio che permetta la localizzazione del velivolo in caso di emergenza.
Il sistema ELT entra automaticamente in funzione quando l’apparato, generalmente sistemato nella parte posteriore del velivolo, rileva delle accelerazioni pari ad un determinato numero di “G”. L’intensità per far si che il sistema si accenda, deve essere pari a quella che si verifica in caso di urto o di sommersione.
Il segnale viene trasmesso sulla frequenza internazionale d’emergenza, per gli aeromobili civili 121.500Mhz. Il segnale analogico può essere trasmesso per almeno 24 ore, permettendo così alle stazioni di terra (mezzi di soccorso aerei, marittimi e terrestri) la ricerca Radiogoniometrica.
Gli apparati ELT sono impermeabili e vengono generalmente prodotti in una colorazione sgargiante, facilemnte individuabili.
Dato che essi si attivano automaticamente in caso siano soggetti a intense accelerazioni, gli ELT per l’impiego aeronautico sono comandabili da un interruttore posto nella cabina di pilotaggio che possa permetterne la disattivazione da parte del pilota in caso di “Falsi allarmi”.
Per sperimentare gli ELT, coloro che si occupano del loro sviluppo, effettuano esperimenti utilizzano dei velivoli reali. Vengono generalmente impiegati velvoli ormai in disuso che vengono equipaggiati con sensori per rilevare dati e informazioni riguardo all’esperimento.
In questo filmato vediamo come l’agenzia americana NASA, che si occupa anche in ambito di sicurezza volo per l’aviazione civile, testa un sistema ELT sganciando un Cessna 172 da una struttura creata per effettuare degli esperimenti.
Negli aerei più grandi, come quelli destinati al trasporto pubblico di passeggeri, generalemente sono presenti diversi localizzatori d’emergenza. Tra questi alcuni possono essere portatili, in modo da poter essere imbarcati a bordo di zattere di salvataggio oppure portati con se durante l’abbandono del velivolo.
A partire da diversi anni, ai localizzatori d’emergenza analogici si sono affiancati localizzatori che trasmettono un segnale digitale a dei satelliti dedicati. Questo importante passo in avanti ha permesso di inviare un segnale digitale che contiene anche informazioni più specifiche, come un codice specifico di ogni ELT (in maniera di sapere subito chi sta emettendo il segnale) e talvolta anche la posizione rilevata da un GPS (A condizione che, dopo l’urto, il ricevitore GPS sia fnzionante).Infatti con i trasmettitori analogici, era possibile udire sulla 121.500Mhz un suono simile ad una sirena, la quale permetteva ai mezzi di soccorso (SAR Search and Rescue) di determinare la provenienza del segnale dopo una serie di triangolazioni radiogogniometriche. Ovviamente tale sistema non permetteva né di identificare l’apparato in trasmissione, né la precisa posizione dell’aeromobile.
In questo caso chiunque udisse questo allarme “Sirena” doveva informare il controllore
Questo sistema ha dimostrato di avere un buon livello di affidabilità, tale da rendere possibile la progressiva sostituzione dei vecchi ELT analogici. Tra l’altro, la minore richiesta di energia della trasmissione digitale consente di allungare la durata del periodo di trasmissione.
Rientrano infatti nella più vasta categoria dei distress radiobeacon, che comprende ogni apparato (anche ad uso strettamente personale, e in questo caso si parla di Personal Locator Beacon) atto ad emettere in particolari circostanze dei segnali radio che ne consentano la localizzazione.
Le “particolari circostanze” sono ovviamente quelle delle emergenze di vario tipo, e segnatamente nel nostro caso quella di un incidente aereo, mentre le modalità di attivazione del segnale variano a seconda del tipo dell’apparato, dell’uso specifico che ne viene fatto e della fase dell’emergenza.
Gli ELT in uso sugli aerei destinati al Trasporto Pubblico Passeggeri sono di tipo fisso, e devono essere installati in modo da essere riparati dagli urti troppo violenti. A bordo, a seconda delle dimensioni dell’aereo, ci sono anche uno o due trasmettitori più piccoli e portatili, destinati ad essere imbarcati sulle zattere di salvataggio in caso di ammaraggio forzato.
L’ELT fisso è situato nella zona posteriore dell’aeromobile, è ovviamente dotato di una sua batteria autonoma il cui stato di carica deve essere periodicamente controllato, ed entra in funzione automaticamente in caso di sommersione o di urto di intensità superiore a un determinato numero di g. Ovviamente, un atterraggio anche particolarmente duro e magari in grado di danneggiare il carrello dell’aereo, non è in grado di far “partire” un ELT, ma anche qualora ciò accadesse c’è la possibilità per l’equipaggio di effettuare, tramite un interruttore posto in cabina di pilotaggio, un reset del sistema, interrompendo la trasmissione.
Da notare tuttavia che tale interruttore non prevede la posizione OFF, e che quindi l’ELT risulta sempre ARMED, vale a dire pronto all’uso. Lo stesso interruttore consente ai piloti di attivare volontariamente il trasmettitore, il che potrebbe risultare utile per favorire le operazioni di ricerca dell’aereo dopo un atterraggio di fortuna condotto talmente bene da non generare eccessive sollecitazioni alla struttura dell’aereo. Più o meno analogo è il funzionamento degli ELT portatili, i quali tuttavia non sempre dispongono dell’interruttore azionato dall’urto.
Una volta messo in funzione, un ELT dovrebbe continuare a trasmettere i suoi segnali per almeno 24 ore: è il cosiddetto golden day, ovvero il periodo di tempo in cui ci sono le maggiori possibilità di salvare eventuali sopravvissuti ad un evento traumatico.
Fino a qualche anno fa i segnali trasmessi erano esclusivamente di tipo analogico. In pratica, su frequenze riservate alle operazioni di ricerca e soccorso (121,5 Mhz, 243 Mhz e 406 Mhz) veniva trasmesso in continuo un suono molto simile a quello delle sirene della polizia americana. Chiunque lo udisse, informava dell’accaduto il controllore del traffico aereo con il quale era in contatto in quel momento, il quale a sua volta provvedeva ad attivare le procedure di SAR (Search & Rescue). Ovviamente il semplice suono di una sirena non è in grado di stabilire identità e posizione dell’aereo in pericolo, e per la localizzazione occorreva affidarsi ad una banale tecnica di triangolazione radiogoniometrica.
Con l’introduzione della sorveglianza satellitare, ai segnali analogici si è iniziato ad affiancare (solo sulla frequenza 406 Mhz) anche un segnale digitale che contiene anche informazioni più specifiche, come un codice specifico di ogni ELT (in maniera di sapere subito chi sta emettendo il segnale) e talvolta anche la posizione rilevata da un GPS (ammesso e non concesso che, dopo l’urto, il ricevitore GPS sia ancora in grado di funzionare). Questo sistema ha dimostrato di avere un buon livello di affidabilità, tale da rendere possibile la progressiva sostituzione dei vecchi ELT analogici (quelli con la sirena, per intenderci). Tra l’altro, la minore richiesta di energia della trasmissione digitale consente di allungare la durata del periodo di trasmissione.
L’unico vero grande limite di questo sistema, oltre all’autonomia dei trasmettitori, è legato però alle frequenze usate, che impediscono la ricezione del segnale qualora il dispositivo che lo emette sia immerso in specchi d’acqua anche di modesta profondità; del resto le operazioni di Search & Rescue (Ricerca e Salvataggio) mirano a ritrovare tempestivamente eventuali sopravvissuti, e quindi, al limite, superstiti imbarcati su zattere di salvataggio (delle quali gli aerei devono essere obbligatoriamente dotati), comunque localizzabili dai segnali degli ELT portatili.